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gelso secolare le rive

La storia di un gelso

Saldo, maestoso, imponente. Si erige lì, nel mezzo dell’antico cortile della famiglia Bonato, solitario e quieto veglia sull’intera cantina da più di cent’anni.

Piantato nel 1888, il gelso bianco sito di fronte alla nostra casa ne ha vista di storia, ma oggi andremo a raccontarvi la sua.

“Agli inizi della nostra azienda il gelso ricopriva un ruolo centrale non solo per la sua posizione, ma per la sua fondamentale utilità. Era il cuore di tutta la nostra attività, il motore pulsante che mandava avanti la famiglia. Tutto dipendeva da lui.”

La storia dei Bonato, come per molte altre famiglie in zona, è stata legata alla coltivazione dei bachi da seta. All’epoca infatti, la maggior parte delle realtà contadine del veneto aveva intrapreso questa fruttuosa attività che però richiedeva molto impegno e dedizione. Tutti i membri della famiglia partecipavano attivamente alla cura dei così detti “cavalieri” (nome dialettale con cui venivano chiamati i bachi) e per circa due mesi essi diventavano, per amore o per forza, parte integrante del nucleo familiare, in quanto venivano allevati proprio all’interno delle abitazioni.

In quel periodo il ruolo principale del gelso era quindi orientato al nutrimento e alla sopravvivenza dei piccoli ed esigenti bruchetti, i quali si sfamavano incessantemente ed esclusivamente delle foglie dell’albero.

Alcuni di voi allora forse si staranno chiedendo: e le viti? Ebbene, quando all’inizio abbiamo affermato che il gelso era il vero cuore pulsante di tutta l’azienda, non abbiamo di certo escluso la nostra principale attività. Quest’albero infatti faceva parte di un antico filare di viti coltivate con una particolare tecnica definita bellussera, un vecchio modello di viticoltura molto scenografico e interessante. Ideato a fine Ottocento dai fratelli Bellussi presso il comune di Tezze di Piave, esso prevedeva una disposizione a raggi del vigneto, la quale permetteva di sfruttare al massimo il suolo a disposizione e, contemporaneamente, di combattere la peronospora, malattia molto diffusa nelle vigne. Il gelso aveva in questo caso una funzione di sostegno all’intero sistema a raggi.

Un particolare curioso sta nell’importanza gerarchica che vigeva all’epoca in ambito delle singole attività. In quel periodo infatti, la priorità principale era la coltivazione e la sopravvivenza dei “cavalieri” che dovevano essere costantemente accuditi e nutriti. A sua volta tutto ciò dipendeva dalla salute e rigogliosità dell’albero di gelso il quale doveva produrre delle foglie sane e numerose per riuscire a sfamare sufficientemente l’intero allevamento di bachi. E solo successivamente si pensava alle viti, a cui veniva riservato il trattamento contro le malattie solo dopo l’intensa produzione della seta.

Il gelso era quindi la figura centrale intorno a cui girava tutta l’economia e la sopravvivenza delle famiglie contadine, come la nostra. Come un amico fidato ha accompagnato le varie generazioni verso uno sviluppo ricco di sacrificio, ma anche di tanta soddisfazione che ci ha portati ad essere come siamo. Una famiglia sana e genuina che racchiude in sé e nei suoi prodotti la cultura, la storia e la tradizione di un territorio unico e meraviglioso.