La magia del Panevin
Il 5 gennaio come da tradizione nelle nostre zone si celebra il rito del Panevìn (pane e vino). Con il fuoco gli antichi Veneti festeggiavano il ritorno del sole, ovvero l’allungarsi delle giornate che inizia dal solstizio d’inverno. Dal medioevo il rito è stato spostato alla vigilia dell’Epifania, come per illuminare il cammino dei Magi verso la grotta di Betlemme.
Il falò ha una radicata tradizione agricola, infatti viene costruito da grandi cataste di frasche e tralci di vite ottenuti dai residui delle potature. Il fuoco viene benedetto dal parroco e dalla direzione delle “fuische”, ovvero delle faville e del fumo si traggono gli auspici per il raccolto futuro:
“Fuische a sera, poenta pien caliera”
“Fuische a matina, ciol su ‘l sac e va a farina”.
Faville a ovest, paiolo pieno di polenta (raccolto abbondante)
Faville a est, prendi il sacco e vai in cerca di farina (raccolto scarso)
Sulla cima del Panevìn viene posto un fantoccio chiamato la “vecia”, la vecchia, che simboleggia l’anno vecchio che viene bruciato.
Tutta la comunità si raccoglie attorno al fuoco per cantare insieme le litanìe mangiando la pinza e brindando con il vin brulè.